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L'attesa del deserto - Martina Umbrello (III F 2017-2018 L.S. L. Siciliani)

Si tratta di uno dei lavori inseriti nella scaletta dell'OpenDay 2018 della classe III F del Liceo Scientifico "L. Siciliani" di Catanzaro, all'interno del lavoro svolto su "La Buona Novella" di De André e i Vangeli Apocrifi.

 

L’attesa del deserto

 

Rossa terra baciata dal fuoco,

speculare è il rosso del cielo.

Il silenzio urla, poi tace un poco;

vento come criptico messaggero.

 

Ondosi profili di sabbia

delineati da un nero sole:

sembra quasi che mai abbia

veduto nascere un fiore.

 

Una stella di cenere brilla,

è questo il mistero del vento:

curva clessidra, vitreo sigillo

forgiato dal fiore del tempo.

 

la sabbia vi scorre a grani,

cela la Vita, attende il Domani.





Un’altra canzone della Buona Novella di De Andrè  tratta l’episodio del ritorno di Giuseppe a Gerusalemme. Egli si trova ancora nel deserto, luogo carico di significati simbolici: la desolazione, il silenzio, il suolo arido e quasi inospitale rendono l’atmosfera carica di attesa. L’attesa  del ritorno alla quotidianità e alla famiglia, per lui, l’attesa di una Vita per Maria. Sembra che la distratta diffidenza del contesto umano e il carattere inospitale del paesaggio in cui si trova Giuseppe lascino presagire qualcosa, così che l’attesa quasi si trasforma in ansia. E’ una sorta di contrasto tra l’atemporalità del deserto e il dinamismo del ritorno. Il tempo, dunque, assume un valore fondamentale e, in particolare, la posteriorità. Il Futuro, di cui anche il contesto spaziale sembra essersi fatto messaggero, non ha nulla di immediato, effimero e umano; Giuseppe, tuttavia, anche dopo aver reincontrato Maria, deve ancora realizzare tutto ciò, ne deriva in lui un senso di sconcerto, di smarrimento.  



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